Le QUATTRO PROVE di
Silvia
La discesa, fu meno difficile e arrivarono ai piedi del Picco Bianco
in poche ore. Le nubi e la tempesta elettrica che prima aveva imperversato su tutta la
catena dei Monti Selvaggi, erano ora sparite e avevano lasciato il posto all'azzurro del
cielo limpido. Quando giunsero nel luogo dove, la sera prima, avevano preparato
l'accampamento, tolsero da sotto una roccia il tappeto che avevano accuratamente nascosto
e, dopo averlo steso, vi salirono sopra e insieme volarono sino dalla strega.
Quando infine giunsero le presentarono il rosso mantello del Grande
Sacerdote.
"Siete riusciti a superare anche questa prova. Siete molto bravi.
Ma non credete che sia finita qui, avete ancora due prove da superare e non saranno molto
semplici."
"Queste che avete appena affrontato, sono state molto facili ma le
prossime saranno ancora più difficili". Allora Rashid chiese " Dicci quale
sarà la prossima prova." La strega guardò i due ragazzi e aperto un grande libro
cominciò a sfogliarne le pagine; poi arrivata all punto che cercava iniziò a leggere.
"Dovete sapere che vive su di un isola, l'isola degli Hobbit, nel
mezzo dell'Oceano Pacifico, in un grande vulcano, la Fenice. Questo uccello è un animale
mitologico, e viene descritto come una specie di aquila dal piumaggio dorato e
fiammeggiante. La leggenda racconta che la fenice è l'unico uccello capace di vivere
nella lava del vulcano e di risorgere, quando muore, dalle sue stesse ceneri. Ella infatti
ha il potere di rinascere a nuova vita, trasformandosi mentre brucia in un grosso
uovo". "Vostro compito sarà di recarvi sull'isola,
catturare l'uccello e poi portarlo qui, da me come prova della vostra impresa."
"Per facilitarvi l'incarico vi do questa rete fatta con fili d'oro e d'argento,
l'unica che possa catturarlo."
Detto questo, consegnò la rete ai due e riposto il libro sparì nella
caverna.
I ragazzi erano stupefatti: mai avevano sentito parlare di questo
uccello di fuoco.
"Non sarà facile" disse Sciarad al suo compagno, "Rashid, ho paura, questa
prova è molto difficile, e non sappiamo nulla su questo strano animale. Dovremmo stare
molto attenti." Rashid la tranquillizzò dicendo che con lui non aveva nulla da
temere e che sicuramente il loro Dio li avrebbe protetti durante il cammino.
Ciò detto salirono sul grande tappeto e volarono verso l'isola di cui
la strega aveva loro parlato.
Il volo durò molte ore; dovettero sorvolare montagne, pianure,
colline, deserti, città immense e piccole comunità ed ancora montagne, pianure, colline
...... fino a giungere sulle rive del mare. Ci vollero ancora un paio di giorni per
giungere, finalmente sull'isola dove viveva la fenice.
Atterrarono sulla spiaggia e nascosto sotto alcuni cespugli il tappeto,
si diressero verso il grande Vulcano che si ergeva proprio nel mezzo dell'isola e che
avevano visto quando avevano sorvolato l'isolotto al loro arrivo.
Per giungere sino ai piedi del vulcano bisognava addentrarsi nella
rigogliosa e lussureggiante vegetazione che nasceva incontrastata sull'isola.
Rashid, per farsi strada, doveva con il suo pugnale, aprirsi un varco
tra l'intricata trama creata dalle piante. Il cammino durò alcune ore e quando giunsero
ai piedi del vulcano il sole stava per lasciare il posto alla luna ed alle stelle che già
apparivano, ancora molto pallide, nella volta celeste.
Rashid, allora, decise di preparare l'accampamento e quindi di passare
la notte lì, in attesa dell'alba, ora in cui avrebbero iniziato la scalata fino alla
bocca principale del Vulcano.
Mentre Rashid cercava la legna per accendere un fuoco, Sciarad estrasse
dalla bisaccia dei pezzi di carne essiccata, del pane azzimo e del formaggio che si erano
portati dietro. Cominciò a fare le parti per lei e per Rashid dopodiché, al chiarore del
fuoco, mangiarono il frugale pasto e poi - vicini l'uno all'altra - si addormentarono
stanchi per il lungo viaggio.
Erano ormai alcune ore che il silenzio era caduto sul piccolo campo,
quando Rashid si alzò dal suo giaciglio e cominciò a passeggiare. Non era riuscito a
prendere sonno tanto era impaziente di catturare l'uccello e di portarlo alla strega.
Voleva liberare al più presto il suo amico Omar dalle grinfie del Mago
Jasef. Mentre era preso da questi pensieri, la sua attenzione fu richiamata da una luce
che veniva direttamente dal Vulcano. Deciso a scoprire l'origine di quello strano
fenomeno, cominciò la scalata e dopo alcune ore arrivò in cima e con molta cautela
entrò nella grande bocca eruttiva tenendosi però, sempre vicino alla parete e cercando
di non cadere nel laghetto di lava fusa che ribolliva a pochi metri dai suoi piedi. Ad un
certo momento vide arrivare, verso la pozza incandescente, una forte luce.
Subito, Rashid si nascose dietro una roccia e di lì poté vedere,
quando i suoi occhi si abituarono alla luce improvvisa , un magnifico uccello tutto d'oro
e fuoco.
Il suo corpo emanava una luce fortissima, tanto che Rashid dovette -
per vedere ciò che accadeva - schermarsi con la mano gli occhi. La fenice scese sul
laghetto di lava e lì cominciò a lavarsi e a nuotare, come se fosse un cigno che si
rinfrescasse in un placido laghetto di montagna.
Rashid era stupefatto e non riusciva a credere a ciò che vedeva.
L'uccello cominciò a pulirsi le sue penne di fuoco con il dorato
becco. Era magnifico nel suo splendore. Rashid cercò di avvicinarsi di più per poter
osservare meglio quello spettacolo affascinante; mentre si avvicinava non si avvide di un
ciottolo che stava proprio vicino al suo piede e che muovendosi fece rotolare nel laghetto
di lava provocandone l'evaporazione istantanea.
Questo attirò l'attenzione dell'uccello che, appena vide il ragazzo
allargò le sue lucenti e infuocate ali e spiccò il volo, lasciando il ragazzo a bocca
aperta.
Rimasto solo, Rashid, uscì dalla bocca del Vulcano e ridiscese la
scarpata fino a raggiungere l'accampamento. Al loro risveglio, il sole era già alto nel
cielo. "Sai Sciarad" disse Rashid "questa notte sono salito sino in cima al
vulcano dove ho visto la fenice fare il bagno in mezzo ad un laghetto di lava. E' stato
uno spettacolo fantastico, mai avevo visto una cosa simile". Mentre erano presi nella
descrizione dell'accaduto, non si accorsero che nella vegetazione li attorno, occhi
curiosi osservavano ogni loro movimento.
Quando se ne resero conto Rashid mise subito mano alla spada e con gran
voce urlò "Chi è là? chi siete ? che volete da noi? se siete uomini fatevi
vedere!" A queste parole tutta la vegetazione circostante fu percorsa da un fremito e
dopo alcuni minuti dai cespugli, da dietro gli alberi, da sotto a folte erbe, uscirono
alla luce coloro che, per tutta la notte, sin dal loro arrivo, li avevano spiati.
Erano piccoli uomini, non più alti di mezzo metro, con grandi cappelli
pintati su piccole teste e abitini color verde scuro o marrone. Ma l'aspetto più
singolare di questi piccoli uomini stava nei loro enormi e pelosi piedi, che erano -
rispetto alla loro altezza - alquanto sproporzionati. Questi omini si avvicinarono
titubanti e timorosi ai due giovani. Ad un certo punto si fece avanti quello che doveva
essere il capo di quella strana gente, visto che tutti gli facevano strada scostandosi al
suo passaggio.
Il piccoletto si avvicinò ai due e disse con voce un po' incerta
"Chi siete? cosa volete da noi? forse volete sterminarci?" e dicendo ciò
piantò i suoi grandi occhi preoccupati in quelli di Sciarad. Lei gli si avvicinò e gli
disse "Non preoccupatevi, noi ci chiamiamo Sciarad e Rashid e non vogliamo farvi
alcun male. Siamo venuti qui solo per catturare l'uccello di fuoco". A questo punto
intervenne Rashid che chiese al capo dei piccoli esseri "Ora che noi vi abbiamo detto
i nostri nomi e la ragione della nostra presenza su quest'isola, diteci chi siete voi e
cosa fate qui?".
Il capo della piccola comunità disse "Noi siamo degli Hobbit e
siamo i guardiani del grande uccello di fuoco, quello che voi intendete catturare. Ma ora
venite con noi, vi porteremo al nostro villaggio dove potrete raccontarci tutto".
Detto questo tutti si misero in cammino e si recarono verso il villaggio.