di
Vigilia di Natale.
Max si sveglia dopo aver fatto uno strano, ma realistico, sogno. Ha sognato una lettera che suo nonno avrebbe voluto spedire alla nonna per
Natale, se la guerra non l’avesse portato via prima. ‘La lettera esiste veramente e non è solamente frutto del sogno di questa notte’ pensa Max.
Così, si alza di scatto dal suo letto e va in soffitta a frugare dentro il vecchio baule di suo nonno e la lettera è proprio lì.
Gli sembra impossibile, anche perché non ha mai saputo niente riguardo alla sua
esistenza, mai un riferimento, mai un accenno, mai niente. Eppure mentre la tiene in mano ha l’impressione di sapere già cosa ci sia scritto
dentro. Un semplice messaggio di Speranza e di Bontà dal campo di guerra, un semplice augurio pieno di Fiducia nel futuro, confidando in un più
forte senso del Natale e dell’Amore.
Mentre sta finendo di leggere, Max ha l’impressione che fuori stia succedendo qualcosa di strano. Esce di corsa
in strada e non crede ai suoi occhi: tutti gli addobbi che c’erano il giorno prima, le persone che correvano per gli ultimi acquisti, la neve
soffice che cadeva, le campane che suonavano a festa, l’albero sulla piazza,... Tutto è sparito, come se il Natale non esistesse più, con
un’aria di indifferenza tale, che nessuno avrebbe detto che il giorno dopo sarebbe stato il 25 dicembre.
Un attimo.. si trova nel futuro, ma come è possibile che non riesca a ricordarsi nulla? E’ invecchiato e non ricorda
niente dei 40 anni che dovrebbero essere passati?! Impossibile!
Però Max decide che questo non è importante: prima di tutto deve cercare di riaccendere lo spirito di Natale negli altri, dato che sembra rimasto
l’unico a riconoscerlo. Prova a scendere nel centro della strada e a chiedere alle persone che incrocia se ricordano i regali, l’albero e le
campane, almeno la neve. Tutti i suoi tentativi risultano vani; prova anche a vestirsi da Babbo Natale, credendo che nessuno si possa
dimenticare di un simile personaggio: ma nessuno lo ascolta e finisce per essere deriso dai passanti, che trovano il suo travestimento ridicolo. E’
assurdo che nessuno viva più il Natale, è assurdo che nella sua città sia il solo a ricordarsene ancora.
Avvilito, si siede sullo scalino di una casa e si mette a piangere, ma intorno a lui si raduna un gruppetto, prima
di poche persone, poi sempre più numeroso: sono tutti quelli che prima lo hanno incontrato per strada. Ridendo di Max, hanno cominciato a ricordarsi
della loro più o meno lontana infanzia, delle feste, della vigilia, tutti insieme sotto l’albero, dei regali, della neve (che fine avrà fatto?),
dell’atmosfera, che vibrava molti anni prima nell’aria durante i preparativi al Natale, delle luci, della strana felicità che si poteva
notare in ogni piccolo gesto,...
Max, sentendo la gente radunata intorno a lui parlare di queste cose, fa in modo assieme alle persone incontrate,
che prima del giorno seguente tutti possano festeggiare, andando di casa in casa a risvegliare lo spirito perduto del Natale. Contento per ciò che
è riuscito a fare, torna a casa a dormire.
Il mattino seguente si sveglia impaziente di andare a vedere se veramente la città sia di nuovo normale, ma prima si guarda allo specchio e si vede giovane; ‘vivo in un alloggio che non ha mai avuto soffitta e nessun baule era mai esistito e mio nonno non è mai stato in guerra...’ pensa poi. Corre fuori e capisce di trovarsi nel presente: è di nuovo nel 1997. E’ stato tutto un sogno. La gente per strada va di fretta a fare gli ultimi acquisti sotto la neve. Il grande albero addobbato sulla piazza infonde una luce calda di felicità. Le campane suonano senza fermarsi mai. E’ Natale.