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Le QUATTRO PROVE di   Silvia

CAPITOLO I

 

    C'era una volta nell'antico Oriente, in un villaggio chiamato Yaxset, una giovane fanciulla che si chiamava Sciarad. Ella aveva lunghi capelli neri che le ricadevano sulle spalle color caffè.
    Gli occhi erano anch'essi neri mentre la bocca era di un bel rosso fuoco. Il suo corpo era di una tale perfezione che non era difficile scambiarla per una principessa.
    Sciarad viveva con la vecchia madre in una piccola ma accogliente casetta ai margini del villaggio.
    Un giorno, come suo solito, uscì di casa per andare ad attingere l'acqua alla fontana del paese. Mentre tirava su il secchio, le si avvicinò una vecchina che trascinava dietro sé un grosso carretto, e rivolgendosi verso Sciarad le disse: "Cara ragazza vorresti, per favore, aiutarmi a lavare questi panni nella fontana? Sono troppo vecchia e non riesco più a piegarmi bene". Sciarad, che era di animo buono, non se lo fece ripetere due volte; "Certo vecchina" le disse "non ti preoccupare ora ci penso io". Detto, fatto. In poco tempo tutti i panni furono lavati e messi ad asciugare su di alcuni cespugli lì vicino alla fonte. "Sei stata molto gentile con me, e perciò ti voglio ricompensare." Dicendo ciò, si avvicinò al carretto e alzati alcuni teli tirò fuori un bellissimo tappeto. Questo era fatto con intarsi in oro e argento di uno stupendo blu cielo e con nuvole colorate di rosa e bianco lucenti. Sciarad non stava più nella pelle dalla gioia e dallo stupore. Mai aveva visto un tappeto di cotanta bellezza.
    La vecchina le disse "Prendilo, ora è tuo, tienilo da conto però: ti sarà molto utile, non lasciarlo mai, un giorno ti salverà la vita!" Detto questo se ne andò.
    Sciarad prese il tappeto e lo portò a casa dove lo mostrò alla madre, la quale rimase anch'essa molto colpita sia dal dono che dallo strano racconto che Sciarad le aveva fatto.
    I giorni passarono felicemente fino a quando il paese fu preso d'assalto da una banda di ladroni. Le due donne, prese dalla disperazione, si rifugiarono nella loro casa e sedute sul tappeto tremanti e piangenti, aspettavano rassegnate l'arrivo della loro fine.
"Oh, mamma" disse Sciarad " se potessimo volare via fino a Baghdad da tua sorella, saremmo in salvo!" Sciarad non aveva finito di pronunciare queste parole che il tappeto cominciò a sollevarsi e a volare!.
    Sciarad era stupefatta, non riusciva a capire che cosa stava accadendo, ma sapeva che il tappeto le stava salvando da una morte orribile.
    Sotto di loro passavano pianure, deserti, villaggi e città fino a giungere, durante la notte, alle porte di Baghdad dove atterrarono. Le due donne arrotolarono accuratamente il tappeto ed entrarono nella città senza essere viste da nessuno.
    Quando giunsero dalla sorella di sua madre, raccontarono tutta la loro storia e quest'ultima le pregò di rimanere da lei.
    Assieme alla sorella viveva anche un giovane di nome Rashid, suo figlio adottivo. Egli era, con la sua piccola banda, un ladruncolo che rubacchiava qua e là piccole cose per avere in tasca qualche soldo.
    I due ragazzi, Rashid e Sciarad, divennero subito buoni amici anche se lei era fortemente attratta dalla bellezza selvaggia e affascinante del giovane Rashid. Egli era infatti un bel giovane, alto un metro e ottanta con forti braccia e muscolose gambe. Aveva un ampio torace che si stringeva sui fianchi sodi. Il suo volto emanava forza e scaltrezza, mentre i suoi occhi neri e profondi ammaliavano chiunque li guardasse.
    E' facile capire come ben presto, l'una si innamorò perdutamente dell'altro.
    Un brutto giorno Omar, un carissimo amico di Rashid, fu arrestato perché, dicevano, aveva rubato al Pascià di Baghdad un prezioso cofanetto che conteneva delle pietre magiche.
    Egli era stato allora condotto difronte al Pascià il quale lo aveva punito rinchiudendolo nel nero castello del grande mago Jasef, il più temuto di tutti i maghi. Questo castello era situato su di un'altissima ed inaccessibile montagna. Unico modo per potervi giungere era sapere quale delle sette porte, che si trovavano ai piedi della montagna, permettesse l'accesso all'interno. Dietro le altre vi erano enormi draghi e feroci demoni pronti ad uccidere il malcapitato che vi entrasse.
    Rashid, saputa la notizia, decise di liberare il suo fedele amico. "Non andrai da solo" gli disse Sciarad, "io verrò con te!". "No!" le rispose il ragazzo "potrebbe essere molto pericoloso ed io non voglio che ti accada nulla di male"; ma Sciarad non volle sentire ragioni e tanto fece che riuscì a convincere Rashid a portarla con lui.
    I due ragazzi montarono allora sul tappeto volante e volarono sino ai margini del deserto. Qui viveva in una grande grotta, una strega di nome Kasar. Era una delle più potenti streghe della terra e tra esse la più brutta; aveva lunghi capelli verdi che cadevano spettinati sulle vecchie e ossute spalle. La sua faccia era cosparsa di grossi bubboni puzzolenti e purulenti e tra di essi si ergeva un grosso naso bitorzoluto. La bocca, poi, aveva ormai da tempo perso quasi tutti i denti e gli ultimi stavano per fare la stessa fine. Il suo corpo era ormai molto vecchio ed era piegato in due dall'età molto avanzata.
    I due ragazzi si portarono al cospetto di essa e le domandarono come potevano giungere al castello del mago Jasef.
"Eh, come correte ragazzi" gracchiò la strega con la sua stridula voce " Prima di giungere al castello, bisogna che voi superiate quattro prove e poi, e solo allora, io potrò darvi la chiave che apre l'unica porta per entrare nell'interno della montagna".
"Quali sono queste prove che dovremmo superare?" chiese Rashid.
"La prima consiste nel rubare la grande perla che si trova nella grotta nel Mar Rosso. Essa è custodita nella più grande ostrica esistente al mondo".
"Non sarà semplice perché è protetta da una grossa manta dotata di poteri magici. Per poterla vincere avrete bisogno del cavallo marino dalla coda bianca, che potrete trovare vicino alla grotta. Egli ha il potere di addormentare, con il suo nitrito, la manta".
    "Per la seconda prova dovrete tornare da me con la perla" disse la strega e poi si ritirò nelle profondità del suo antro.
    I due giovani ripresero così il cammino. Salirono sul tappeto e pronunciate le parole magiche spiccarono il volo. In poche ore furono sulle rive del Mar Rosso.

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